Psiche

Se dubito mi viene l’ansia: datemi le regole

Il venir meno di dogmi e di rigide prescrizioni non ha solo favorito la libertà di pensiero, ma è anche fonte di ansia. Ecco che in molti tornano a chiedere regole certe, magari al terapeuta

Al centro del sublime affresco della Cappella Sistina, Michelangelo colloca l’immagine potente di Dio Creatore che sfiora con il dito il dito del più superbo esemplare di appartenente al genere umano mai rappresentato, il padre Adamo, al quale trasmette l’anima. Di quell’anima vitale faceva parte anche l’ansia, la stessa ansia che anche il Padre Eterno forse sentiva. Prova ne è che si era dato il limite di sei giorni per la creazione, onde evitare ripensamenti e rifacimenti.

Ancor più significativi i dieci Comandamenti trasmessi a Mosé sul monte Sinai, con i quali ha sentito il bisogno di fissare prescrizioni che costituissero punti fermi per la vita di tutti gli uomini, ma non si è perso in corposi e complicati codici di leggi, articoli e commi: pochi divieti – solo dieci – semplici, chiari, inderogabili. Con quelli ha placato le ansie umane e le sue.

Con il tempo la forza di quei comandamenti si è appannata. Oggi le prescrizioni inerenti alla vita religiosa sono in gran parte disattese: ci sono molti dei a far concorrenza all’unico Dio. Non mi riferisco tanto a quelli delle diverse religioni storiche, quanto al moltiplicarsi di santoni e guru delle più disparate chiese parallele e al nuovo dio di un mondo sempre più secolarizzato, il denaro. Il quarto comandamento è poco praticato: non ci sono più i genitori di una volta. Quanto al sesto, la morale sessuale è molto cambiata: le trasgressioni, un tempo segrete, vengono esibite pubblicamente. Solo uccidere e rubare sono rimasti quelli di sempre. Particolarmente interessanti gli ultimi due. Nella sua infinita saggezza il Creatore sa che gli uomini sono esseri desideranti e che è sottile il confine tra desiderio e volontà. Sa che il desiderio è tensione verso e chiede di tradursi in atto, perdendosi.

Poniamo fine a divagazioni bibliche e veniamo all’oggi. Il crollo di antichi tabù e la dissoluzione di prescrizioni rigide non ha aperto a una maggiore libertà di pensiero, a una nuova elasticità mentale nutrita dal dubbio, come ci si poteva aspettare. Gestire la libertà si è rivelata fonte di ansia.

L’ansia la vedo crescere, la misuro quotidianamente nelle parole dei miei pazienti che mi chiedono direttive certe, che pretendono che scelga per loro, che vorrebbero da me regole guida.

Nostalgici dei Comandamenti, mi hanno eletto nuovo Mosè? Mi hanno addirittura promosso Padre Eterno? Al dubbio preferiscono il rigore dogmatico. Però hanno bussato alla porta sbagliata. 

Il mio compito terapeutico è, al contrario, quello di frantumare certezze granitiche, insidiare il dogmatismo, rivitalizzare il dubbio, lievito di un pensiero dialettico capace di accogliere la varietà di prospettive e interpretazioni diverse, di mettersi in discussione per approdare ad equilibri più maturi. Certo, il nostro Super Io qualche regola ce la deve dare, ma siano poche, semplici e chiare, proprio come i dieci Comandamenti ci insegnano, tutto il resto sia territorio della libertà di dubitare.

Psicologo e psicoterapeuta. Professore "Libre Universidad de Salamanca".(traduzioni dallo spagnolo a cura di Carlo Perez )

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *