Agilulfo Emo Bertrandino dei Guildiverni e degli Altri di Corbentraz e Sura, cavaliere di Selimpia Citeriore e Fez, completamente ligio alle regole e ai riti della cavalleria, unione di forza di volontà e di energia razionale, è un essere perfetto, e per questo inumano. Così Italo Calvino ci descrive il protagonista del suo Cavaliere inesistente. Chiuso nella sua lucente e immacolata corazza, può essere oggetto di amore, ma non amare, perché non è fatto di carne e di sangue, ma solo di volontà e pensiero razionale.
È stato detto che Calvino voleva farne il “simbolo dell’uomo robotizzato”, esecutore impareggiabile, privo di fragilità. Mi viene in mente questa figura mentre leggo delle speranze e delle paure suscitate dalla Intelligenza Artificiale. La immagino, con un misto di curiosità e di apprensione, come la versione odierna del cavaliere Agilulfo, seducente ed enigmatica, forse pericolosa. È una minaccia che ci sovrasta? Una alleata o una nemica? La nuova divinità destinata a sostituire gli antichi dei? Una realtà di potenza infinita di fronte ai miei limiti, alla mia fallibilità?
L’uomo, che l’Intelligenza Artificiale l’ha ideata e programmata, riuscirà a mantenerne il controllo, piegandola ai suoi obiettivi, o correrà il rischio, incauto apprendista stregone, di esserne dominato, come abbiamo letto e visto in tanti romanzi e film di fantascienza?
Immaginata come strumento al servizio della creatività umana, che ne risulterebbe potenziata, potrebbe invece finire per sostituirvisi e spegnerla?
A questo punto mi rendo conto che sto parlandone in termini di antagonismo, come se mi immaginassi in un confronto dialettico con una nuova figura autorevole, ben più temibile di quella di carne con la quale ho dovuto metaforicamente lottare per uscire di minorità e diventare adulto, già sapendo che nella tenzone attuale non posso che risultare sconfitto.
Mi viene ancora in aiuto una scena del romanzo di Calvino: i pezzi della lucente armatura del cavaliere Agilulfo sparsi sul prato di una radura, un guscio vuoto. Il mistero che la abitava, qualsiasi cosa fosse, dissolto per sempre. Quando il giovane cavaliere Rambaldo la rivestirà, perderà il suo candore intatto per coprirsi di ammaccature e graffi, incrostazioni di terra e spruzzi di sangue, sporca come tutte le altre. Forse il progresso scientifico e tecnologico riuscirà un giorno a dotare l’Intelligenza Artificiale anche di sentimenti, emozioni, fantasie, sogni… magari di un inconscio…chissà… Per ora, ammaliante nella sua perfezione, è anch’essa un guscio vuoto, le manca la follia di cui sono fatti gli uomini.