Foto di scena dallo spettacolo teatrale “Paesaggio con fratello rotto”, ispirato alle poesie di Mariangela Gualtieri, per la regia di Cesare Ronconi, prodotto da Teatro Valdoca nel 2005.
Attualità

Si può ancora curare il dolore?

Una rappresentazione teatrale e un testo poetico mettono in scena il dolore del mondo, ma anche la speranza e la possibilità di ricondurci al bene, alla bellezza, a una fratellanza dimenticata e alla comunione dell’uomo con ciò che lo circonda

Quando scrive di dolore Mariangela Gualtieri, una delle più ispirate e potenti poetesse contemporanee, lo fa, per così dire, in maniera planetaria, coinvolgendo tutti, umani e animali, utilizzando archetipi e mettendo in scena un furore dionisiaco, un urlo esasperato e al tempo stesso un’urgenza di gioia e di amore, rinunciando però a «retorica e miele», come lei stessa sostiene. Mi riferisco a Paesaggio con fratello rotto (Einaudi), una trilogia teatrale in versi che tiene insieme la poesia di Gualtieri e la regia visionaria di Cesare Ronconi.

Cercare di parlare del teatro di Cesare Ronconi e della poesia di Mariangela Gualtieri è come mettere la tigre in gabbia per poterla ammirare meglio, è come voler ridurre a ragione qualcosa che «procede per intuito, folgorazioni, strappi, accensioni». Ad ogni modo, Fango che diventa luce, il primo paesaggio di questa trilogia di paesaggi, mette in scena proprio il dolore, quello che inevitabilmente nasce dalla separazione tra «l’anima del mondo» e l’uomo con i suoi piccoli e grandi orrori: «Che parto rifiutato ha fatto/ di noi solo un nome e un cognome?». Ci si chiede, con insistenza, quali connessioni abbiamo dimenticato, quali legami, quale amore e quanta bellezza in nome di «denaro/ e versamento di sangue».

Questo primo paesaggio, che dura a teatro quasi un’ora, è crudele, micidiale nelle sue domande e durissimo nelle sue risposte: abbiamo costruito «porte muri cancelli muraglie dogane/ bastioni, muri e muri, per il dentro/ e il fuori, per il qui e il lì», ci servono i nomi delle cose «per non restare sgomenti» di fronte all’immenso.

E mentre in questo modo cerchiamo di controllare il mondo, ritenendolo una cosa nostra, in cui, a nostro piacere, possiamo scannare, spegnere, far sanguinare, rovinare, abbiamo dimenticato qualcosa che non è neppure l’umano, giacché proprio l’umano si è ridotto a puro egoismo, a fame di proprietà, a crudeltà, a un semplice nome e cognome, appunto.

Da questo straziante grido di dolore pare impossibile possa nascere una luce. Eppure, nel secondo paesaggio, Canto di ferro, la voce di una madre a un certo punto si leva: accarezzando la sua bambina le dice di non credere che l’uomo sia solo una «bestia zoppa/ e questo nostro mondo solo/ una palla alla fine» e canta dolcemente un forte invito: «C’è splendore/ in ogni cosa. Io l’ho visto./ Io ora lo vedo di più./ C’è splendore. Non avere paura».

Un altro personaggio femminile commuove, poco dopo, con le sue parole: «il pensiero di avervi amati distrattamente, dandovi per scontati, mi brucia […] Perdonate la mia misura, la mia cautela, il mio riserbo, la compostezza del bene per voi». Un inno non solo all’amore, affinché non sia sbadato, ma alla comprensione dell’altro, al dialogo fraterno, allo stare accanto con autentica intimità.

Nell’ultimo paesaggio, che nel titolo, A chi esita, strizza l’occhio a Brecht, Gualtieri-Ronconi esortano noi, gli umani, dopo tante domande, a cercare in noi, se ne siamo capaci, le risposte. La sfida è riscoprire la somiglianza, che ci riconduca a una comunione con la natura, con l’altro da noi, direbbe la filosofia, rinunciando a sottomettere, egemonizzare, conquistare: «C’è in me qualcosa/ e somiglia somiglia/ al fondo di ogni cosa».

In questo tempo, in cui impera l’algoritmo, la produzione, la tecnica, la comunicazione vuota di senso, l’acquisto compulsivo e un’accecata violenza, credo che questo sguardo sul «fratello rotto» e sulla possibilità di curare la sua ferita non possa che essere un appello urgente e necessario.

Psicologa, filosofa e formatrice. Si occupa di adolescenti e di problematiche legate all'alimentazione.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *